Giorgio Gnoli – Consulente CRM e Temporary Manager

C’è un momento, quando lavori in ambito B2B, in cui ti rendi conto che non basta più “seguire” il cliente.

Non basta tracciare chi ha cliccato una mail, chi ha compilato un form o chi ti ha chiesto un preventivo.

Serve di più. Serve capire cosa c’è dietro quei movimenti. Decodificare le intenzioni, i segnali deboli, gli incastri decisionali che – spesso – coinvolgono più persone, con visioni anche molto diverse tra loro.

È lì che il CRM smette di essere un database e inizia a diventare qualcosa di vivo. Qualcosa che ti aiuta a leggere il viaggio del cliente.
Che poi “viaggio” è una parola grossa. È più un percorso a ostacoli, con deviazioni impreviste, rallentamenti e ripartenze improvvise.

Ma andiamo con ordine.


B2B ≠ B2C: no, non è solo una questione di acronimi

Nel B2C, il customer journey ha spesso una logica più semplice. Meno intermediari, meno complessità. Una persona guarda, valuta, compra (o non compra). Punto.

Nel B2B, invece, la mappa si fa intricata.

Magari parte tutto da un junior marketing specialist che ha bisogno di “fare benchmark”. Poi entra in gioco il responsabile acquisti, poi il CFO per l’ok finale, e nel frattempo il commerciale interno cambia, il budget slitta, il progetto si ferma, poi riparte da un altro reparto.

Succede. Spesso.

E proprio per questo, mappare il percorso cliente nel B2B è più importante, non meno. È un esercizio che richiede ascolto, attenzione, pazienza. E un sistema che ti permetta di vedere il quadro completo, non solo il singolo step.

Uno strumento come il CRM, appunto. Ma non un CRM “generico”, preso al volo per avere un gestionale in più.

Parlo di un sistema progettato con cura, modellato sulle dinamiche della tua azienda e del tuo settore.
Qui ho scritto una guida proprio per aiutare chi vuole partire con un CRM low-cost ma funzionale.


Il CRM non è un archivio. È un interprete.

Se c’è un errore comune che vedo spesso nelle aziende (anche strutturate), è questo: pensare che basti “popolare” un CRM perché sia utile.

In realtà, il CRM va disegnato per leggere il contesto. Deve aiutarti a:

  • capire a che punto si trova ogni cliente (non solo “in trattativa”, ma quale fase della trattativa),

  • monitorare le conversazioni, le esitazioni, le riattivazioni improvvise,

  • collegare i dati di marketing a quelli di vendita, senza muri tra reparti.

Serve una visione unificata, sì, ma soprattutto serve una lettura intelligente. E per ottenerla, bisogna investire non solo nello strumento, ma nella strategia con cui lo si imposta.

Se ti interessa un punto di partenza chiaro, questa guida all’implementazione CRM può aiutare. È pensata per chi vuole passare dal caos a un sistema funzionante, senza perdersi tra le sigle.


Mappare il customer journey: sì, ma come?

Concretamente, come si costruisce una mappa efficace del customer journey in ambito B2B?

Ti condivido un approccio che ho usato in diversi progetti.

  1. Identificare i momenti chiave
    Non solo “dal primo contatto alla firma”, ma tutte le fasi intermedie: scoperta, valutazione, comparazione, trattativa, onboarding, follow-up, upselling, advocacy.
    Ogni fase ha i suoi segnali, e spesso anche i suoi attori.

  2. Assegnare segnali concreti ai comportamenti
    Una mail aperta? È un segnale.
    Una demo richiesta? Altro segnale, molto più forte.
    Un cliente che visita 4 volte la pagina “pricing” in 2 giorni? Forse sta preparando una richiesta interna di budget. Il CRM può – e deve – tracciare questi eventi.

  3. Leggere i dati in profondità
    Non basta segmentare per settore o dimensione aziendale. Bisogna farlo anche per comportamento, tipologia di bisogno, ruolo decisionale.
    Ne ho parlato anche in questo articolo sulla segmentazione e le strategie di vendita.


Un CRM ben costruito ti permette di anticipare

In fondo, la vera potenza del CRM non è nel registrare il passato, ma nel suggerirti come muoverti nel futuro.

Un CRM evoluto (come Salesforce, HubSpot, o anche una soluzione custom ben impostata) può segnalarti:

  • quando un cliente è pronto per una proposta,

  • quando è il momento giusto per un follow-up mirato,

  • quali prospect stanno scivolando via in silenzio.

Ti serve, insomma, una mappa che cambia in tempo reale, non una cartina appesa al muro.

E no, non serve partire con soluzioni da decine di migliaia di euro al mese. Ci sono strumenti accessibili, anche per piccole imprese, che ti permettono di creare un sistema coerente e su misura.


Conclusione: la mappa serve, ma serve anche chi sa leggerla

Non è il CRM che fa la differenza.
È l’intenzione con cui lo usi.

Se mappi il customer journey solo per “avere un funnel disegnato bene”, stai perdendo tempo.
Se invece lo fai per ascoltare meglio il cliente, capirne le dinamiche, prevenire i silenzi e accorciare le distanze, allora sì, ne vale la pena.

Il B2B non è una gara di velocità. È un lavoro di relazione, fiducia, attenzione.
E se hai un CRM che ti aiuta a leggere tra le righe, a vedere il quadro intero, a fare la domanda giusta al momento giusto… hai qualcosa in più.

Hai un vantaggio reale.

Se vuoi approfondire da dove partire, qui trovi una panoramica completa su cos’è il CRM e perché può fare la differenza.

Se invece stai già pensando a un progetto concreto, contattami qui. Anche solo per capire se la mappa che stai usando è ancora quella giusta.