Giorgio Gnoli – Consulente CRM e Temporary Manager

Hai mai guardato il tuo CRM e pensato:
“Ok, ma chi tra questi lead è davvero interessato e chi sta solo facendo finta?”

Ecco. Qui entra in gioco il lead scoring nel CRM.
In pratica, un sistema che ti dice quali contatti nel tuo database meritano attenzione immediata e quali no.

Una roba viva, non statica. Che ti aiuta a qualificare i lead in modo intelligente, senza dover andare a occhio (o peggio, a simpatia).


Cos’è il lead scoring nel CRM (senza definizioni da manuale)

Il concetto base è semplice:
dai un punteggio ai tuoi lead in base a chi sono e a cosa fanno.

Sembra ovvio, no?
Eppure quanti lo fanno davvero bene nel B2B? Spoiler: pochi.

Invece serve. Serve eccome.
Perché tra chi apre 1 newsletter al mese e chi ti scarica una guida completa al CRM alle 9 del mattino, una bella differenza c’è.

Un sistema di lead scoring efficace nel B2B ti aiuta a:

  • evitare di contattare gente disinteressata,

  • dare priorità a chi ha già mostrato segnali forti,

  • e magari chiudere una vendita prima che arrivi la concorrenza.


Il comportamento dei lead conta. Eccome se conta.

Qui si parla di dati comportamentali e dati demografici.
Tipo: che ruolo ha il lead, in che settore lavora, quanto è grande l’azienda.
Ma soprattutto: cosa ha fatto?

📩 Ha aperto tre email in fila?
👀 Ha visitato più volte la pagina lead generation done 4 you?
🖱️ Ha cliccato su una CTA?
📅 Si è registrato a un webinar?

Tutte queste azioni sono segnali.
Il tuo CRM (se configurato bene) può raccoglierli e trasformarli in punteggi.
E a quel punto, la magia: capisci subito quali lead sono “caldi”, pronti per essere contattati.


Il trucco? Automatizzare tutto

Sì, perché segnarsi i punteggi a mano su un foglio Excel non è proprio il massimo.
Parliamo di CRM automatizzato, con trigger intelligenti.

Esempio reale (più o meno):

  • il lead supera i 70 punti

  • il CRM lo assegna al commerciale

  • parte un’email automatica

  • si apre un task su Notion o su Salesforce Flow

  • e tu… non devi fare nulla. Tranne chiudere la vendita.

E se ti chiedi se vale davvero la pena investire tempo in tutto questo…
beh, ti consiglio di dare un’occhiata al calcolatore ROI CRM.
I numeri parlano chiaro.


Integrazione con strumenti esterni? Sì grazie

Il lead scoring B2B funziona al meglio quando parliamo di ecosistemi.
CRM da una parte, piattaforma di marketing automation dall’altra, e in mezzo strumenti di analisi.

Se tutto comunica bene:

  • i dati scorrono,

  • le campagne si adattano in tempo reale,

  • il contenuto viene personalizzato (senza sforzo),

  • e la customer journey diventa fluida, senza salti.

Insomma, è un vantaggio competitivo vero.
Se ti affidi ancora solo a un foglio Google condiviso con il team, forse è ora di fare upgrade.


Ma quindi… mi serve davvero il lead scoring?

Dipende.
Se hai 20 contatti al mese, forse puoi farne a meno.
Ma se lavori nel B2B, magari su cicli lunghi, con tanti prospect… allora sì, il lead scoring nel CRM è fondamentale.

Ti fa risparmiare tempo, migliora le conversioni, e riduce la frustrazione di scrivere email a vuoto.

Anzi, se vuoi partire con il piede giusto, qui c’è una guida pratica su come implementare un CRM in modo semplice ma solido.
E se ancora non sei convinto che ti serva, leggi questo articolo un po’ provocatorio (spoiler: alla fine ti convincerai).


Conclusione molto poco conclusiva

Il lead scoring nel CRM non è una roba da nerd.
È un alleato silenzioso che ti evita ore di lavoro inutile e ti aiuta a concentrarti su chi davvero può diventare cliente.

In pratica, è l’arte di trasformare i dati in decisioni, senza bisogno di essere un data scientist.
E se ti stai chiedendo da dove iniziare, beh… forse da qui.

Nel frattempo, se ti va, dai un occhio anche a:


Giorgio Gnoli
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